All'inizio solo un collega di università tra i tanti e poi (quasi subito) amico fraterno. Questo é per me Jean Paul.
Una delle persone più sorridenti che abbia mai conosciuto dietro il quale si nasconde una storia di dolore. Una vicenda, il genocidio del Ruanda, che per noi europei, abituati alla pace, sembra lontana anni luce.
Come sempre, però, la vita aggiusta tutto e oggi può raccontarci da sopravvissuto cosa avvenne nel 1994 in Ruanda.
Alessandro D'Avenia, in "Ciò che inferno non è", afferma che "l’inferno è pura sottrazione, è togliere tutta la vita e tutto l’amore da dentro le cose" e in Ruanda l'amore é stato totalmente rimosso dal cuore delle persone. Caino che uccide Abele, fratelli che uccidono altri fratelli perché a quell'amore rimosso hanno sono sostituito l'orgoglio, la sete di potere, l'egoismo, il male. Alla dolcezza e alla freschezza del paradiso hanno preferito l'asprezza e l'afa asfissiante dell'inferno.
Amico mio, ci vuole davvero tanto coraggio a ripercorrere l'inferno nel quale tu insieme a tantissimi altri siete stati confinati e raccontarlo a noi.
Caro Jean Paul, tu sei la prova vivente che dalla sofferenza nasce la bellezza e per questo ti siamo grati.
Continua e non fermarti, per favore.
Prof.RH Plus
Per guardare la sua intervista clicca qui: https://m.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=grTSoCOHrlc
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