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Il volontariato organizzato in Italia

In questo periodo nero di crisi profonda dell'economia e anche di valori sociali, oggi nel giorno dell'Epifania del Signore, voglio "manifestare" la mia gratitudine e ammirazione a tutte quelle persone, una milizia pacifica e silenziosa, che coraggiosamente e volontariamente si mette in gioco e nel proprio tempo libero, dona il sorriso al prossimo, o più semplicemente svolge un attività di pubblica utilità. Sto parlando di tutte quelle persone, associazioni e organizzazioni, religiose e laiche, che ogni giorno garantiscono un "servizio" a chi ne ha bisogno. Ma vediamo da vicino di chi e cosa stiamo parlando...
Il volontariato è un'attività libera e gratuita svolta per ragioni private e personali, che possono essere di solidarietà, di giustizia sociale, di altruismo o di qualsiasi altra natura. Può essere rivolta a persone in difficoltà, alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione del patrimonio artistico e culturale. Nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a problemi non risolti, o non affrontati, o mal gestiti dallo Stato e dal mercato. Per questo motivo il volontariato si inserisce nel "terzo settore" insieme ad altre organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del diritto pubblico.
In Italia la Legge n. 266 del 1991 regola il volontariato organizzato e, istituisce delle strutture per lo sviluppo e la crescita del volontariato su base regionale (i Centri di Servizio per il Volontariato, CSV) che forniscono gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato,servizi nel campo della promozione, della consulenza, della formazione, della comunicazione e molti altri.
L’ultima ricerca compiuta dall’Istat[1], riferita al 1999 (Istat 2001) ha censito 15.071 organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali. Rispetto all’ambito di intervento emerge, quale settore di prevalente attività, la sanità (36,0%) e l’ambito socio-assistenziale (27,1); tale dato è stato definito in base ai volontari impiegati da ciascuna organizzazione.
Dall’analisi dei dati Istat 2001, si evidenzia un tratto distintivo del volontariato italiano, rappresentato dalla polifunzionalità, infatti, all’interno del medesimo settore d’intervento si trovano sempre meno organizzazioni che prestano un solo tipo di servizio, mentre aumenta la quota di entità che attivano un offerta plurima di prestazioni.
Andando più nello specifico, si rileva che la gamma di servizi offerti è proiettata in maniera diffusa su quelli dell’ascolto e sostegno ( 32,3% delle associazioni); seguono poi i servizi ricreativi e di intrattenimento ( 22,8%), le attività di advocacy, quali ad esempio le campagne di sensibilizzazione dell’opinione pubblica (19,8%).
Nel corso degli anni, c’è da registrare un notevole incremento delle organizzazioni di volontariato, sia nella forma che nella sostanza. Infatti, dal rapporto biennale sul volontariato in Italia 2005, curato dall’Osservatorio nazionale, emerge che le organizzazioni del settore sono in crescita e il bilancio è positivo: aumenta la capacità operativa, il numero di chi ne beneficia, la collaborazione con altri soggetti privati e, soprattutto, pubblici, le entrate di cui dispongono, gli interventi e le prestazioni che realizzano. Fra le caratteristiche più evidenti, il rapporto fa emergere una diffusione del volontariato più equilibrata sul territorio nazionale; diminuisce la differenza della solidarietà organizzata nelle diverse aree del Paese; cresce l’espressione della cittadinanza attiva, perché la nascita delle organizzazioni è sempre più caratterizzata dall’iniziativa di gruppi di cittadini rispetto alla tradizionale capacità di affiliazione delle centrali nazionali del volontariato o della promozione ecclesiale.
Ci sono da registrare anche notevoli novità sull’identità nel servizio: si passa dal 42,5% delle organizzazioni a matrice cristiana o confessionale esaminate nel campione nazionale del 1993, al 28,7% del 2001. L’identità dei gruppi di volontariato – soprattutto di quelli di recente formazione - si definisce più nel servizio e nella tensione verso obiettivi e risultati comuni, più che nella condivisa origine culturale o in una comune visione del mondo, laica o confessionale. Rispetto alle aree d’intervento, inoltre, il Rapporto 2005 conferma la collocazione principale delle organizzazioni di volontariato nei tradizionali settori delle attività socio-assistenziali e sanitarie. Tuttavia cresce l’incidenza percentuale delle organizzazioni che operano nei settori della partecipazione civica, in particolare negli ambiti della protezione civile, cultura, educazione e promozione sportiva e ricreativa, dando conto di una maggior presenza e impegno attuale del volontariato in tutti i campi del sociale. Diminuiscono consistentemente le organizzazioni composte dai soli volontari, aumentano invece associati e professionisti nei gruppi. Due sono le ragioni per la quale vi è tale diminuzione: da un lato, la crescita degli organismi di tipo associativo e mutualistico. La maggioranza delle unità opera sia a vantaggio dei propri aderenti che dei non aderenti. In esse i soci garantiscono sostegno economico e base sociale oltre che una mobilitazione generale negli eventi importanti. Dall’altro, una presenza professionale nel volontariato organizzato, con l’inserimento di operatori remunerati. Mentre nel 1997 le unità dotate di personale remunerato sono incrementate  di 9 punti percentuali tra il 1997 e il 2001 (21%).
In ultima analisi è possibile quindi affermare che, le ricerche effettuate dai vari enti, evidenzia come nel tempo sia aumentato il numero delle organizzazioni, che offrono servizi alla persona, sia dei volontari e dei professionisti che in esse operano; con un beneficio di cui tutto il nostro amato paese trae vantaggio. Questi dati, ci donano un pò di speranza e ottimismo in questo momento molto molto difficile per tutti noi, perchè in fondo sapere che in giro ci sono degli angeli custodi non è poi così male!
prof. ReligionHour 7/7


[1] L'ISTAT, Istituto Nazionale di Statistica, è un ente di ricerca pubblico, italiano.

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