"La cattiveria è degli sciocchi, di quelli che non hanno ancora capito che non vivremo in eterno." Ho trovato per caso questa citazione di Alda Merini che mi ha molto colpito. In poche parole il senso profondo della cattiveria che certe persone riescono a riversare sul prossimo per interesse, ignoranza, egoismo, arroganza. Concordo con Alda Merini quando dice che gli "sciocchi" non abbiano compreso che i giorni su questa terra sono contati. Personalmente, però, credo che si tratti semplicemente di "dimenticanza", "compensazione" e "ignoranza".
Molte persone "dimenticano" facilmente il bene ricevuto dal prossimo soprattutto per opportunismo. Decidono, quindi, di compiere deliberatamente delle cattive azioni in funzione delle situazioni e delle amicizie che, in un determinato momento della loro vita, rendono piena la propria in attesa di "migrare" altrove. In una parola, a tempo determinato.
Alla dimensione del dimenticare il bene ricevuto si collega quello della compensazione. Ossia, compensare con le cattive azioni verso il prossimo le frustrazioni del presente frutto delle sconfitte, delle delusioni e delle frustrazioni ricevute in passato che impediscono di guardare al futuro. Il non prendere parte alla gioia di un amico può essere un esempio. Chi compie cattive azioni, infatti, non riesce a gioire per la felicità altrui se la propria esistenza è fatta di momenti di vuoto.
In ultimo c'è il problema relativo alla "ignoranza." Forse la peggiore delle tre ipotesi, perché quest'ultima presuppone una sottrazione. Ad esempio, quando si prende una posizione palesemente sbagliata e si compiono delle cattive azioni nei confronti del prossimo, solo per colmare il proprio egocentrismo, si sta ignorando che si sta perdendo chi è di fronte a noi. Allo stesso tempo si sta ignorando che via via che passa il tempo tutto finisce, soprattutto la pazienza che, a volte, anche donne e uomini "santi" perdono.
Certi "sciocchi", in definitiva, non comprendono che ogni loro azione corrisponde ad una reazione uguale e contraria. É scientifico.
Certo, come afferma Guccini, sono in tanti ad ignorare "quel tarlo mai sincero che chiamano "Pensiero".
Il problema vero, però, è che "ognuno vive dentro ai suoi egoismi vestiti di sofismi. E ognuno costruisce il suo sistema di piccoli rancori irrazionali, di cosmi personali, scordando che poi infine tutti avremo due metri di terreno."
Evitate, quindi, di compiere azioni cattive nei confronti del prossimo. Come diceva mio nonno: "Fai il bene e scordalo. Fai il male e pensaci," perché il male porta all'isolamento.
Fate del bene verso il prossimo e scordatelo subito miei cari, non sia mai che corriate il rischio di vivere la solitudine dei numeri primi.
Prof. RH Plus
Commenti
Posta un commento