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Ricerca sulla vita di Padre Massimiliano Kolbe e commento della frase della settimana (classi terze)

Miei carissimi studenti,
ho raccolto e selezionato quanto di buono avete prodotto con impegno e passione. Devo dire che siete stati davvero bravi nello svolgere il lavoro e soprattutto nell'esprimere i vostri pensieri riguardo la vita di san Massimiliano Kolbe e alla frase della settimana che lo riguarda e che da quello che emerge tocca le vite di ciascuno di voi. Adesso quindi godetevi quanto di buono avete fatto!
Il vostro prof.

Padre Massimiliano kolbe, nasce a Zdunska nel 1894 e muore ad Auschwitz nel 1941, in piena seconda guerra mondiale.
Nato con il nome di Raimondo da una povera famiglia polacca a tredici anni cominciò a frequentare la scuola media dei francescani a Leopoli. Per continuare gli studi si trasferisce a Roma. Il 28 aprile 1918 venne ordinato sacerdote nella Basilica di Sant’Andrea nella valle, a Roma, e il giorno successivo celebrò la sua prima messa nella vicina Basilica di sant’Andrea delle Fratte.
Durante la permanenza in Italia, Kolbe maturò e approfondì uno dei tratti essenziali della sua esperienza spirituale, legato alla venerazione di Maria. Tornato in Polonia, iniziò ad insegnare nel seminario di Cracovia, ma presto dovette abbandonare per curare la tubercolosi. Nel 1938 conseguì la licenza di radioamatore e fu attivo per alcuni anni con il nominativo SP3RN , ed ancora oggi è il santo patrono dei radioamatori italiani. Nel maggio del 1939 si recò quindi in Lettonia dove intendeva creare una nuova “ Città di maria”. Tornato a Niepokalanow, la trovò bombardata e presto la trasformò in ospedale e asilo per migliaia di profughi. La sua libertà però durò poco. Il 17 febbraio 1941 Kolbe venne nuovamente e definitivamente arrestato dalla Gestapo.
Il 28 maggio 1941 Kolbe giunse nel campo di prigionia di Auschwitz, dove venne immatricolato con il numero 16670 e addetto a lavori umilianti come il trasporto dei cadaveri. La fuga di uno dei prigionieri causò una rappresaglia da parte dei nazisti, che selezionarono dieci persone della stessa baracca per farle morire nel bunker della fame. Quando uno dei dieci condannati, Francesco Gajowniczek, scoppiò in lacrime dicendo di avere una famiglia a casa che lo aspettava, Kolbe uscì dalle file dei prigionieri e si offrì di morire al suo posto. Dopo due settimane nel bunker senza acqua né cibo la maggioranza dei condannati era morta di stenti, ma quattro di loro, tra cui Kolbe, erano ancora vivi e continuavano a pregare e cantare inni a Maria. La calma professata dal sacerdote impressionò le SS addette alla guardia, per le quali assistere all'agonia si rivelò shoccante. Kolbe e i suoi compagni vennero quindi uccisi il 14 agosto, vigilia della festa Cattolica dell'Assunzione, con un iniezione di acido fenico. Mentre porgeva il braccio all’ufficiale addetto all’iniezione sussurrava: Tu non sai quello che fai… L’odio non serve a niente… Solo l’amore crea!!!

Commento alla frase della settimana
«L'odio non è forza creativa. Solo l'amore è forza creativa... Questi dolori non ci piegheranno, ma devono aiutarci ad essere forti. Sono necessari perché coloro che rimarranno dopo di noi siano felici».
Massimiliano Kolbe
Caro prof.,
ho appena finito di scrivere la vita di Massimiliano Kolbe e ogni volta che la rileggo mi emoziono al solo pensiero che un uomo abbia potuto dare la propria vita per una persona che non conosceva nemmeno.
Riguardo alla frase della settimana ho avuto un po’ da pensare, ma sono arrivato alla semplice conclusione che padre Kolbe dovesse essere un uomo molto generoso.
Ho subito pensato che sia stato un uomo molto credente, che non aveva paura della morte fiducioso nell'amore divino. Penso volesse dire che le nostre differenze non possono separarci, anzi tutto il contrario. Sicuramente adesso nessuno darebbe la propria vita per salvare un estraneo perchè la maggior parte delle persone non prova neanche a pensare cosa voglia dire morire per un altro. Eppure lui l’ha fatto: un gesto altruista che nasconde una grande spiritualità e una grande fede...e forse è questo che manca all'uomo moderno: la fede!
Penso che fosse animato da una grandissima fiducia verso gli altri e portasse nel cuore il desiderio di rendere felice il prossimo.
Dovremmo tutti prendere lui come esempio, non tanto per il sacrificio della vita ma piuttosto per l'amore che ha dimostrato verso il prossimo... in fondo ha vissuto a pieno l'insegnamento di Gesù: ama il prossimo tuo come te stesso!
Allora penso che se iniziamo ad amare il nostro prossimo, saremo già sulla giusta strada per poter credere in un mondo migliore e in un futuro felice perchè, come insegna la storia di padre Kolbe, l'amore è forza che crea e porta freschezza, l'odio è forza che distrugge e rende l'aria irrespirabile!!
Le classi terze


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