Sono passati più di duemila anni da questa domanda di Gesù ai suoi discepoli. Una domanda che spiazza e mette in moto ciò che portiamo nella parte più profonda di noi stessi: il desiderio di Dio.
Non potremo mai sapere ogni particolare di ciò che avvenne duemila anni fa. Proviamo ad immaginarlo.
Gesù pone la domanda e subito cala un silenzio imbarazzato. Qualcuno prova a rispondere, ma le parole si bloccano. Questo sguardo che sa andare oltre e queste parole, insieme, mettono in crisi.
Pietro, invece, va controcorrente. Supera l’atteggiamento di diffidenza degli altri.
In questo, gli undici un po’ ci somigliano. Anche noi balbettiamo di fronte alla sfida che Cristo, oggi, ci lancia. Anche noi dovremmo rispondere: «Tu sei il Cristo», ma non è semplice.
Oggi come ieri riconoscere Cristo in ogni circostanza è una sfida. La stessa di Pietro che lo tradisce nel momento in cui avrebbe dovuto confermare ciò che aveva esclamato senza riserva.
Il cuore umano è pieno di contraddizioni. La nostra fragilità, a volte, ci blocca. L’infinito, allo stesso tempo, ci attrae e ci fa paura. Noi siamo un mistero.
Con la sua prontezza e con quello che ne segue, Pietro ci ricorda che la nostra fede è sempre essere messa a dura prova e che dobbiamo avere il coraggio di trovare le risposte alle nostre domande non risolte.
Il segreto è mettersi in cammino, accogliere senza riserve quell’amore e resistere alla tentazione di vivere l’inferno di chi non ha saputo o non ha voluto aprire il proprio cuore a quell’essenziale che gli occhi da soli non riescono a vedere.
Angelo Bertolone - Prof. RH Plus
Commento al Vangelo di giorno 22 febbraio 2018 presente sul sito http://www.gmpompei.it/
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