Mentre Gesù si trovava nella città di Gerico, come suo solito raccontò una parabola. Visto che molti dei suoi discepoli erano dovuti restare nei loro paesini, chiamò Pietro e gli disse:<<Per favore, prendi l’I-Pad cerca una rete wireless disponibile e collegati.
Avvia Skype così che anche gli altri che non sono presenti possano sentire questa parabola>>.
Dopo aver preparato tutto, Pietro disse a Gesù:<< Rabbì, siamo in rete!>>.
Un ricco uomo d’affari aveva due figli. Il più grande si chiamava Stefano e lavorava assiduamente nella fabbrica di famiglia che il nonno, con duri sacrifici, aveva fondato anni prima e passato ai suoi eredi. Il più giovane, Riccardo, era un fannullone non studiava ed era stato bocciato diverse volte persino alla scuola elementare. Passava le sue giornate davanti al computer e un giorno scoprì un nuovo passatempo: il poker online. In poche settimane aveva perso una fortuna tanto da far perdere la pazienza al povero padre. Abbagliato dai vizi disse al padre:<< Papà, sono stanco di sottostare al tuo controllo! Voglio vivere la mia vita e non ho più bisogno di te, dammi la parte del patrimonio che mi spetta e me ne andrò via per sempre>>.
Dopo pochi giorni preparò un trolley con tutte le sue cose, prenotò un biglietto aereo e partì per l’America.
Non appena atterrò si mise in contatto con un suo amico, conosciuto anni prima ad una festa a Milano. Questi era un poco di buono, sempre a corto di soldi per via dei suoi numerosi e costosi vizi. Riccardo, abbagliato da questo mondo che l’amico gli aveva mostrato seguì il suo esempio. In poco tempo sperperò tutto il denaro in alcol, droga e prostitute. Rimasto senza nemmeno un dollaro, questo suo amico lo mollò in mezzo ai debiti e con gli strozzini alle calcagna. Era talmente disperato che cominciò a cercare un lavoro per vivere ma soprattutto per pagare gli strozzini. Trovò un lavoro presso una pompa di benzina e i soldi gli bastavano a stento per pagare quei farabutti. Vennero anche i giorni della fame. Un sera, mentre camminava per Road Street, la fame lo condusse a fare ciò che non avrebbe mai fatto prima: vide una ciotola con del cibo per cani alla soglia di una porta. Si avvicinò quatto quatto e cominciò a cibarsene ma, mentre disgustato mangiava, un cane sbucò dalla sua cuccia e gli saltò addosso mordendolo ad una gamba.
Mentre si dirigeva verso il suo minuscolo monolocale, triste e affranto, si ricordò di tutto l’affetto e di quanto aveva perso lasciando la casa di suo padre. Allora riflettendo tra se disse:<< Anche i camerieri a casa di mio padre hanno da mangiare. Ho deciso tornerò da mio padre gli chiederò perdono dicendo: sono stato un figlio ingrato e non merito di essere tuo figlio, persino Dio si vergognerebbe di me, ho sbagliato contro il cielo e contro di te. Trattami come uno dei tuoi maggiordomi>>. Chiamò uno dei pochi amici ancora rimastigli e facendosi prestare del denaro salì su un volo per l’Italia.
Atterrato a Linate non aveva nemmeno i soldi per l’autobus, così tornò a casa a piedi.
Affranto per il gesto del figlio il padre se ne stava sconsolato sul terrazzo guardando il sole calare quando ad un tratto scorse da lontano la sagoma del figlio. Non ci pensò due volte corse per le scale, andò in strada e correndo incontro al figlio, lo abbracciò e lo baciò. Il figlio allora piangendo gli disse: <<sono stato un figlio ingrato e non merito di essere tuo figlio, persino Dio si vergognerebbe di me, ho sbagliato contro il cielo e contro di te. Trattami come uno dei tuoi maggiordomi!>>.
Il padre, invece, chiamando il maggiordomo gli disse:<< prepara un bagno caldo e dei vestiti belli e puliti, valli a comprare se è necessario! Poi fa preparare dalla cuoca una cena con i fiocchi, chiama tutti i miei e suoi amici per invitarli alla festa che si terrà questa sera, perché questo mio figlio, come dice la parabola del figlio prodigo, “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”>>. Arrivati tutti gli invitati cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore stanco da una giornata in ufficio, vide dalla sua macchina scene di festa e gente che ballava; chiamò al citofono il maggiordomo e chiese come mai suo padre, che in tutti quei giorni era taciturno e non usciva di casa, avesse deciso di organizzare una festa.
Quello gli rispose:<< E’ tornato tuo fratello e tuo padre ha organizzato tutto ciò perché lo ha avuto sano e salvo>>. Carico di odio e rancore, indignato non volle nemmeno entrare. Suo padre usci a supplicarlo.
Egli, però, si scagliò contro suo padre dicendogli :<< Mi sono sempre impegnato per non deluderti mai. Ho studiato e mi sono laureato in tempi da record, sono subito andato a lavorare in fabbrica e tu non hai mai saputo darmi un centesimo in più per fare festa con i miei amici. Ma ora che è tornato il tuo figlioletto, che ha sperperato una fortuna per soddisfare i suoi vizi, per lui hai organizzato questa grande festa. Proprio non ti capisco!>>. Gli rispose il padre:<<Figlio mio, tu sei sempre stato e sarai per sempre il mio orgoglio più grande, tutto quello che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché, come dice la parabola del figlio prodigo, questo tuo fratello “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”!>>.
Racconto liberamente ispirato alla Parabola del Figliol Prodigo presente nel Vangelo di Luca. Come in quella originale, presente in Lc 15,11 - 32, non ha un finale. Inventatelo voi: lasciate spazio alla vostra fantasia, solo così la storia sarà completa!
Ogni riferimento a luoghi, fatti e persone è da considerarsi del tutto casuale.
Se qualcuno dovesse riconoscersi in qualche situazione o personaggio vuol dire che possiede più fantasia di me.
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