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Visualizzazione dei post da dicembre, 2016

Compiti per le vacanze natalizie

1. Una mattina svegliatevi tardi e l'altra provate a puntare la sveglia all'alba. Scoprirete il gusto di vedere nascere il sole (nebbia permettendo).  2. Durante le giornate di vacanza, qualche volta, abbracciate i vostri familiari o i vostri amici, in silenzio: lasciate che siano gli occhi a parlare per voi. Siate grati per l'amore che ricevete ogni giorno e sentitevi fortunati. 3. Cercate di usare tutti i nuovi termini imparati, perché le parole liberano pensieri e sogni allargando la visione della realtà. 4. A Natale fatevi regalare dei libri, affinché leggendo possiate predisporre i vostri cuori ad accogliere nuovi sogni, nuove realtà e nuove parole (per i consigli di lettura potete chiedere a me). 5. Qualunque sia la vostra religione fermatevi un attimo ad osservare un presepe. Avrete di fronte a voi l'esempio più potente di fragilità umana. Un bimbo infreddolito nato di notte in una mangiatoia e rifiutato da molti. Poi chiudete gli occhi e immaginate quello stesso

I Care

Fu Don Milani ad adottare il motto «I care», letteralmente «Mi importa, ho a cuore» in contrapposizione al «Me ne frego» di derivazione fascista. Questa frase scritta su un cartello all’ingresso della scuola di Barbiana, riassumeva le finalità di  cura educativa  di una scuola orientata a promuovere una forma di sollecitudine per l’altro attenta e rispettosa, sollecitando una presa di coscienza civile e sociale. Oggi, ad un mondo che ci vuole totalmente "disinteressati" verso ciò che conta davvero e che ci fornisce strumenti di "distrazione" di massa , ogni studente (futuro adulto e cittadino) deve (o almeno dovrebbe) contrapporre il proprio interesse a tutto ciò che lo circonda. Comprendere che  "il problema degli altri è uguale al mio", perché "sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia." Interessarsi a tutto e a tutti, perché tutto è importante. È per questo che, ad una realtà alienante, bisogna contrapporre veri gesti

Caro Abramo ti scrivo...

Caro Abramo, ti scrivo perché voglio raccontarti il mio viaggio di scoperta.  Quello che ha lasciato il segno. Il viaggio che mi ha cambiato la vita! Mi chiamo T. S. ho 11 anni e il mio viaggio ha avuto inizio in Egitto. Quando sono arrivato in Italia avevo un gran timore, perché non conoscevo la lingua, l'italiano. Avevo paura della nuova realtà, perché non riuscivo a comprendere la cultura di questo nuovo paese e soprattutto cosa dicevano le persone intorno a me.Tu, invece, come ti sei sentito durante il tuo viaggio verso l'ignoto? Sai, sono in Italia da quasi sette anni ed ho imparato l'italiano (come vedi ti sto scrivendo nella mia lingua adottiva!) e a comprendere usi e costumi di questo paese, anche se ho ancora tanto da imparare... In questi sette anni ho continuato a cambiare città e amici, ma è stato bello perché durante gli spostamenti passati ho conosciuto tanti luoghi e compagni di scuola che, poi, sono anche diventati miei amici. Credo che anche tu avrai conosc

Storia di due uomini che sognarono...

Raccontano uomini degni di fede che al Cairo c’era un uomo che possedeva grandi ricchezze, ma era così magnanimo e liberale che le perse tutte esclusa la casa di suo padre, vedendosi così costretto a lavorare per guadagnarsi il pane. Lavorò così tanto che una notte il sonno lo colse ai piedi di un fico nel suo giardino e in sogno gli comparve un uomo fradicio che estrasse dalla bocca una moneta d’oro e gli disse: “La tua fortuna risiede in Persia, a Isfaján; vai a cercarla”. Al mattino seguente si svegliò e intraprese il lungo viaggio, affrontò i pericoli del deserto, delle navi, dei pirati, degli idolatri, dei fiumi, delle bestie e degli uomini. Arrivò infine a Isfaján, e in questo territorio lo sorprese la notte, così si stese a dormire nel cortile di una moschea. C’era, vicino alla moschea, una casa. Una banda di ladri attraversò la moschea e vi si introdusse. Le persone che dormivano si svegliarono con il frastuono dei ladri e chiesero aiuto. Anche i vicini urlarono, finché il capo

Avrò cura di te...

Gioconda detta Giò ha trentacinque anni, una storia familiare complicata alle spalle, un’anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l’ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto, capace di fare vincere la passione sul tempo che passa: proprio quello che non è riuscito al matrimonio di Giò. La notte di San Valentino, festa che lei ha sempre ignorato, Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all’angelo custode, per ringraziarlo. Con lo sconforto, ma anche il coraggio, di chi non ha niente da perdere, Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde.  E le fa una promessa: avrò cura di te . Poi rilancia. L’angelo non solo ha una fortissima personalità, ma ha un nome: Filemone, ha una storia. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Di ascoltarla come non si è m