Ho appena finito di leggere "Anna. Milano'77", Giallomania Edizioni dell'amico Oscar Logoteta. Un noir davvero bellissimo per trama, ritmo narrativo e soprattutto umanità. Mai banale, scontato. Un finale inaspettato intuibile solo dalle ultime pagine.
L'autore ha avuto il merito di aver fatto conoscere a me, nato dall'altra parte dello stivale, una Milano bellissima e sconosciuta per ragioni temporali e geografiche.
Una Milano d'altri tempi. Una Milano da bere, solo per alcuni. Una Milano fatta di luci e ombre che in questo contrasto trova la sua bellezza. Una Milano dove, però, il limite tra il paradiso e l'inferno è nella solitudine di uomini e donne incapaci di gestire la luce preferendo le ombre.
L'ombra a cui personaggi, tutto fuorché di rispetto, volevano destinare la tragica fine di una ragazzina quattordicenne.
Una fine consumata in un silenzio che tale sarebbe dovuto restare. Un silenzio che a volte diventa assordante per chi riesce ad ascoltare. Per chi non si piega davanti ad evidenze troppo scomode per essere scoperchiate. Un vaso di Pandora dal quale fuoriesce tutto lo squallore di una società patinata che guarda più all'apparenza che alla sostanza.
Una società disposta a mettere la testa sotto una buca, pur di non affrontare la luce della verità. Una luce che, a volte, può diventare come un raggio di sole che colpisce in pieno volto. La verità, d'altronde, non chiede permesso. La verità entra sempre dalla porta principale, prima o poi.
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