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La magia del talento nascosto


Un grande e potentissimo mago dovendo partire per un viaggio, chiamò i suoi aiutanti e consegnò loro i suoi libri di magia. A uno diede cinque libri, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque libri andò a studiare in vista del ritorno del maestro. Così anche quello che ne aveva ricevuti due. Colui invece che aveva ricevuto un solo libro, andò in camera sua e ripose il libro nella libreria nascondendolo per paura che glielo rubassero. Dopo molto tempo il grande mago tornò e volle regolare i conti con loro.


Si presentò colui che aveva ricevuto cinque libri e chiese di potergli far vedere quanto aveva imparato, dicendo: "Signore, mi hai consegnato cinque libri; ecco, mi sono impegnato tantissimo e questo è il risultato".
"Bene, aiutante buono e fedele - gli disse il maestro -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo maestro, da oggi sarai il mio primo assistente".
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due libri e disse: "Signore, mi hai consegnato due libri; ecco, mi sono impegnato tantissimo e questo è il risultato".
"Bene, aiutante buono e fedele - gli disse il maestro -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo maestro, da oggi sarai il mio secondo assistente".
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo libro e disse: "Signore, so che sei un uomo duro e un potente mago, che trasformi i principi in ranocchi e le pietre in oro. Ho avuto paura che mi rubassero o peggio rovinassi il tuo libro e sono andato a nasconderlo in camera mia: ecco ciò che è tuo".


Il maestro gli rispose: "Aiutante malvagio e pigro, tu sapevi che sono un uomo duro e un mago potente, che trasformo i principi in ranocchi e le pietre in oro; avresti dovuto studiare e fare pratica e così, ritornando, avrei visto quanto saresti diventato bravo. Invece hai preferito non studiare pensando che gli altri, avendo ricevuto più libri, fossero più intelligenti di te. Hai sbagliato. Io ho dato ad ognuno secondo le proprie capacità e a te, che pensi di essere meno intelligente, avevo dato il mio libro più prezioso e difficile. Un libro che nessuno avrebbe saputo neanche leggere."
Il ragazzo allora chiese: "perché proprio a me maestro?".


Il maestro rispose: "Perché tu conosci tutte le lingue della valle incantata e avresti potuto tradurlo per me. Gli altri sono bravi maghi, infatti, riescono a trasformare l'acqua in vino, l'argento in oro, le nuvole in zucchero, ma non sanno fare altro. Il loro talento è nelle arti magiche."
Il ragazzo incredulo disse: "Ed io non so fare niente di tutto ciò. Non sono come loro. Io sono un aspirante mago inutile."
"Tu sei un mago - Rispose il maestro -, riesci in ciò che gli altri non riescono, eppure non ti accorgi. Non vuoi capire. Hai la testa dura come la roccia incantata."
"Cosa?" Il ragazzo ancora più incredulo di fronte alle parole del maestro disse: "Maestro, sono il più piccolo del mio villaggio. Da quando sono nato tutti continuano a dirmi che non so fare niente, quindi quale sarebbe questo mio 'talento'?"
"Mio caro sono stanco per il viaggio - rispose il maestro -, ma per te farò uno sforzo. Prima ancora che tu nascessi, i maghi che governano il mondo avevano destinato a te un potere nuovo: capire le persone. Così da quando sei venuto al mondo hai sempre imparato tutte le lingue della valle incantata e grazie a te: i commercianti smisero di litigare per il prezzo della vendita delle merci, le guerre tra villaggi cessarono e vi furono persino numerosi matrimoni tra gli abitanti. Quando nessuno si capiva arrivavi tu e con la forza delle parole riportavi la pace. Ecco il tuo talento, ecco la magia."
"Mio signore - rispose il ragazzo - non avevo mai pensato a tutto ciò. Da oggi in poi non guarderò agli altri, ma a me stesso. Oggi ho capito che il tesoro più grande siamo noi stessi, ognuno diverso. Perfezionerò il mio talento e imparerò nuove lingue. Non lascerò che vada perduto. Farò del mio meglio, ci conti!"


Il maestro sorrise, prese il libro e disse al ragazzo: "Tieni il libro, te lo regalo. A patto che tu mi prometta di imparare sempre più lingue perché da oggi ti nomino mago traduttore. Verrai con me durante i miei viaggi e mi eviterai molti litigi e qualche colpo di bacchetta in testa in meno. Ci stai?"
Il ragazzo annuì con la testa e fece un gran sorriso. Prese il libro, ringraziò e corse a studiare.
Da quel giorno il mondo diventò più bello. Nella valle incantata c'era un ragazzo in più che credeva nel suo talento e si impegnava per migliorare ogni giorno.
Da quel giorno nel mondo si accese la magia, quella vera. Quella che si accende ogni qual volta un ragazzo torna a credere nel suo talento e nei suoi sogni.
(Angelo Bertolone)

Racconto liberamente ispirato alla parabola dei "Talenti" di Matteo 25,14-30 e dedicato a tutti quegli studenti che non credono nei loro talenti.
A tutti i colleghi che ogni giorno in classe, si sforzano di ricordare ad ogni ragazzo o ragazza l'unicità e la grandezza di cui sono portatori.
Ogni riferimento a luoghi, fatti e persone è da considerarsi del tutto casuale.
Se qualcuno dovesse riconoscersi in qualche situazione o personaggio vuol dire che possiede più fantasia di me.

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