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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Che il potente spettacolo continui...

"Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. [...] Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo." (da Io sono Malala) Oggi entro in classe, una seconda, e rimango stupito. I ragazzi hanno portato (quasi tutti) due libri (ognuno diverso): "Storia di Malala" e "Io sono Malala". Settimana scorsa avevamo iniziato a leggere qualche pagina del diario e a commentarla. Niente di più. Non avevo nemmeno consigliato il libro. Hanno fatto tutto da soli. Mi hanno emozionato perché evidentemente la lezione ha funzionato. Una emozione ha generato e fatto sorgere in loro la voglia di saperne di più. Ha ragione Walt Whitman quando scrive: "...che tu sei qui, che la vita esiste e l’identità, che il potente spettacolo continui e che tu puoi contribuire con un verso." Ho contribuito, grazie a Malala e alla sua storia, ad aprire le menti dei miei studenti e quindi "che il potente spettacolo co

Leggenda "do Zitu e a da Zita

«Su questo grosso scoglio che se ne sta perenne, in tutta la sua grandezza, in mezzo ai flutti calmi o tempestosi, si raccontava (e tutt'ora si racconta) una suggestiva storia d'amore tra due giovani del luogo.  Rosalia (o Rosa) era la bellissima figlia diciottenne di un ricco signore di "Muntiriali". Un giorno tornando dalla sua quotidiana passeggiata, seguita come un'ombra dalla sua fida nutrice, vide un aitante e bellissimo giovane che trasportava, sulle spalle possenti, sacchi pieni di fave. La giovane Rosa fu come folgorata da quei possenti muscoli del giovane e se ne innamorò perdutamente. Era talmente innamorata di Peppe (questo era il nome del giovane) che osò sfidare le ire dell'arcigno e geloso genitore. Del resto anche Peppe non disdegnava e certo non restava insensibile alle lunghe occhiate e agli sguardi languidi della bella Rosa. A nulla valsero le minacce del padre di Lei di chiuderla, per il resto della sua vita, nel monastero delle Suore Orsol

Un Prof e la sua cattedra

Stupore! Bisogna sempre stupirsi nella vita. I bambini lo fanno. Lo abbiamo fatto tutti da piccoli, solo che ad un certo punto (condizionati anche da molti fattori esterni) abbiamo dimenticato come si fa. La storia, invece, insegna che gli uomini di tutte le epoche, che hanno pensato in grande e che hanno cercato il senso della vita, sono partiti alla ricerca della verità (sul mondo e su se stessi) dalle piccole cose. Di che stupore stiamo parlando? Stupore davanti alla bellezza in primis. Stupore davanti ad un tramonto. Stupore di fronte ad un anziano che bacia la propria moglie in carrozzina. Stupore di fronte alle piccole grandi cose della vita. E potrei continuare con l'elenco. Oggi mi è capitato di generare nei miei studenti questa emozione. Perché certe volte bisogna stupire per far comprendere a chi ti sta di fronte l'importanza del concetto che vuoi esprimere. Cosa avrò mai potuto fare per stupirli? Semplice. Ho ripensato ad una scena tratta dal film "L'attimo

Togli l’amore e avrai l’inferno. Metti l’amore e avrai ciò che inferno non é

«Togli l’amore e avrai l’inferno. Metti l’amore e avrai ciò che inferno non é.»  (Alessandro D'Avenia - Ciò che inferno non é) Questa é stata la citazione che ha guidato la lezione di oggi. Ogni essere umano, essere unico e irripetibile, nel momento stesso in cui comincia i suoi giorni (nel pancione di mamma) é come un diamante allo stato grezzo. Crescendo ha due possibilità: decidere di brillare o di restare nelle tenebre. Molte volte accade, che per colpe non proprie, si trova costretto a non poter scegliere, ed é in questo caso che certi incontri cambiano la vita. A darle una luce nuova eliminando quelle tenebre che sono del tutto simili al lutto. In fondo é vero che la vita é come un labirinto di luce e lutto. Come nei quadri di Caravaggio, dove la luce e le tenebre riescono, insieme, a rendere manifesta la bellezza. É questo che un giorno di tanti anni fa accade in un piccolo quartiere di Palermo: Brancaccio. Un sorriso "strano" come emerso dal profondo del mare quan

Fatti umani per essere speciali: la libertà di scegliere

La lezione di questa settimana, nelle classi terze, ha un titolo significativo: "Fatti umani per essere speciali: la libertà di scegliere". Ci siamo fatti accompagnare da Dante, il Sommo Poeta, nella comprensione di questa difficile tematica e per comprenderla meglio ci siamo avvalsi di un passaggio significativo dello spettacolo "Tutto Dante" messo in scena da Roberto Benigni. «In cosa consiste la dignità dell’uomo, dove si manifesta, dove ci appare? “Nella sua libertà”, innanzitutto. Noi abbiamo libertà. “Dio ci ha fatti liberi al punto che possiamo competere con lui”. Si compete con Dio, gli si può dire di no, addirittura! Così grande è la libertà. Forse per questo gli ignavi sono così orrendi. “Hanno svilito la libertà”, non scegliendo. “Non possono neanche stare all’inferno perché i dannati potrebbero dir loro: ‘Siete peggio di noi’ e trovare così sollievo! Gli ignavi hanno rinunciato a quella dignità che è la libertà di scegliere; non hanno amato nulla e nessu