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Visualizzazione dei post da febbraio, 2015

Il Vangelo secondo Dante Alighieri

Nella sua vita Dante non fu molto amato dai suoi concittadini. E nemmeno da un papa che sosteneva la parte politica a lui avversa, i Guelfi Neri, prima segretamente e poi apertamente: proprio quel Bonifacio VIII che contribuisce fortemente alla sua rovina politica e al suo esilio da Firenze. Dante lo condanna all’inferno, fra i simoniaci – coloro che fecero commercio di cose sacre –, prima ancora che fosse morto. Nel poema che nelle sue speranze gli avrebbe aperto le porte di Firenze, con la gloria che gli avrebbe fatto conquistare. Ma le ragioni politiche prevalsero su quelle del valore. Ai giorni nostri la situazione è molto cambiata: l’opera di Dante, in modo speciale la Commedia, è apprezzata nel mondo, anche da illustri pontefici, che la citano in occasioni importanti. Tra i più vicini a noi, Giovanni Paolo II definisce la Commedia un «racconto teologico» col quale Dante ha fatto sì che «il peso dell’umano non distruggesse il divino che è in noi, né la grandezza del divino annulla